A cura di Davide Munaretto
Premessa
L’uso del Tornio in orologeria e più nello specifico in applicazioni di micro tornitura, prevede logiche di utilizzo che per alcuni fattori si possono scostare anche di molto rispetto a quanto previsto dalla Meccanica tradizionale.
Per quanto i torni che possiamo definire “da orologiaio” siano anch’essi dotati di carro croce, quest’ultimo viene utilizzato solo per determinate lavorazioni che comunque possono considerarsi ancora collocabili un campo dimensionale standard.
Per meglio comprendere cosa significhi “campo dimensionale standard” facciamo due esempi molto comuni:
– Un lavoro che possa rientrare nel campo dimensionale standard potrebbe essere ad esempio quello di tagliare con una forbicina un filo di cotone molto sottile.
– Un lavoro che invece esula da questo campo, potrebbe essere ad esempio riuscire a tagliarne un solo trefolo con la stessa forbice.
Quanto sopra se rapportato all’orologeria, ci porta a comprendere come sia necessario in alcuni casi, dotarsi di strumenti adeguati che possano consentirci di raggiungere l’obiettivo di eseguire lavorazioni su pezzi che spesso sono dell’ordine dei centesimi.
Detto questo entriamo nel merito degli utensili pensati specificatamente per l’esecuzione di lavori estremamente piccoli che prendono storicamente il nome di BULINI a mano.
Il bulino a mano
Il bulino a mano in genere viene ricavato da un trafilato di forma quadra foggiato opportunamente per ricavarne la classica forma definita a losanga.
In funzione poi del tipo di lavorazione al quale sarà poi destinato, sono previste diverse configurazioni e fogge.
Un aspetto molto importante che spesso si tende a sottovalutare è il tipo di acciaio con il quale realizzare il bulino.
In genere si pensa che un acciaio legato come il classico HSS possa risultare idoneo a lavorare tutto ciò che ci capita sotto tiro ma in modo particolare nel mondo dell’orologeria, popolato da acciai prevalentemente temprati e talvolta molto duri e fragili, gli acciai legati non sono assolutamente adatti in quanto molto meno duri degli acciai di cui ad esempio sono realizzati gli assi bilanciere o i pignoni delle ruote e quindi soggetti a repentine perdite del tagliente se non addirittura risultare totalmente inefficaci.
Per quanto sopra, se l’obiettivo è quello di lavorare in tutta tranquillità acciai temprati o fortemente legati come l’HSS stesso è necessario orientarsi verso quelli che vengono definiti Acciai sinterizzati e il più comunemente usato e conosciuto è il Carburo di Tungsteno.
Questa tipologia di acciaio per utensili, lo si trova molto comunemente in forma di placchette sinterizzate e saldobrasate su appositi supporti per carro croce, su lame per la lavorazione del legno, ma anche in forma di utensili finiti come piccole punte elicoidali con diametri che arrivano a 0,14 mm e in forma più grezza che assume proprio la forma di barrette di sezione quadra o tonda che come abbiamo visto rispondono perfettamente alle nostre aspettative.
Scelto l’acciaio del bulino non rimane che trovare i miglior sistema per poterlo affilare…
Detto cosi potrebbe sembrare banale, ma in realtà l’affilatura degli utensili è un aspetto molto complesso che solo pochi attrezzisti sono in grado di poter eseguire con perizia e padronanza.
Di massima sono molti quelli che pensano di essere in grado di affilare un utensile tipo una punta da trapano o un utensile da taglio per tornio, ma in realtà sono davvero pochissimi quelli che ne conoscono la vera natura e i reali effetti che un tagliente può avere sul risultato finale.
Nell’orologeria tradizionale proprio in virtù del confine che divide ” il campo dimensionale standard ” da quello del microscopico, rimanendo legata appunto a dogmi del passato dove il microscopico non era approcciabile come nei giorni nostri, tutti i sistemi di finitura meccanici come la finitura dei perni con l’apposito Pivotter, erano studiati e pensati in modo che i risultati finali, potessero risultare comunque accettabili anche se non propriamente verificabili con analisi certe.
Da questo nasce tutta la teoria in merito all’affilatura dei bulini a mano con pietre di varie grane sino ad ottenere (almeno in teoria) superfici estremamente lisce che potevano garantire a loro volta finiture altrettanto di buon livello.
Tutto questo era ed è potenzialmente possibile a scapito di molto tempo perso, se si utilizzano acciai temprati o al limite legati come l’HSS, con i quali è possibile ottenere risultati discreti di finitura superficiale della losanga, cosa poi per altro inutile ai fini della lavorazione al tornio, in quanto se si lavorano materiali duttili la finitura la si eseguirà successivamente comunque, se invece si lavorano materiali più duri, l’eccessiva finitura del tagliente porterà ad una diminuzione estremamente sensibile della sua capacità di taglio con scarsi risultati in termini di efficienza e senza per altro avere grandi vantaggi sulla finitura.
A dimostrazione di quanto asserito, di seguito inserisco alcune foto di una barretta in HSS alla quale abbiamo ricavato una losanga utilizzando una mola diamantata.
Le foto a forte ingrandimento di una barretta di 4 mm di lato, mettono in evidenza i micro solchi lasciati dalla mola che è possibile confrontare con quelli della finitura industriale delle facce della barretta che ad una analisi visiva normale appare perfettamente liscia e lucida…
Da questo ne deriva che una ulteriore finitura a mano su pietra, sarebbe del tutto inutile e controproducente in termini di efficienza e vantaggio sul risultato finale.
Le stesse considerazioni valgono per gli acciai sinterizzati che oltre ad essere molto più duri dell’HSS e quindi non lavorabili con normali pietre o mole ma solo con specifiche mole diamantate, risultano più fragili e frammentabili con il rischio, in caso di mancata esperienza o mezzi di affilatura adeguati, di ottenere taglienti frastagliati e scheggiati.
Quali sono le dimensioni che un bulino deve avere ?
Nella stragrande maggioranza dei casi non si parla mai di questo importantissimo aspetto, anzi si tende a sottolineare il fatto che i normali bulini di commercio sono più che validi per tutte le lavorazioni … forse non si hanno le idee ben chiare in merito a cosa sia un perno di una Asse Bilanciere, oppure vale sempre la famosa canzone di Mina … Parole, parole, parole…!
Proprio per non finire a far parte della schiera dei sostenitori della canzone, come è ormai mia consuetudine fare, prima di commentare vi mostro alcune foto che credo parlino da sole…il bulino è sempre quello preso in esame fino a questo momento da 4 mm di lato…
L’asse bilanciere è un asse di tipo standard le cui dimensioni si possono riassumere di seguito…
L’Asse in questo caso è stato volutamente ricavato utilizzando il bulino di cui sopra che però risulta assolutamente sproporzionato rispetto alle dimensioni del pezzo in lavorazione.
Da queste immagine ne consegue che per poter lavorare correttamente elementi molto piccoli, sarà altrettanto necessario dotarsi di utensili proporzionati al lavoro da svolgere che talvolta avranno sezioni anche inferiori al millimetro. e come la finitura superficiale non potrà influenzare in alcun modo la finitura del pezzo in lavorazione che sarà per altro fortemente condizionata dall’uso del bulino, dalla capacità dell’operatore di tornire, dal tipo di acciaio utilizzato e da altri fattori legati alle caratteristiche del tornio come la velocità di rotazione, la stabilità, le vibrazioni etc.
Per renderci meglio conto di come le dimensioni possano variare anche su un semplice perno di seguito una foto di un confronto fra due assi campione ai quali abbiamo realizzato due perni di diametro differente sempre di sola tornitura, si tenga sempre ben presente la finitura superficiale…
Mentre quello che vi mostro è sempre una barretta da 4 mm di lato in HSS affilata specificatamente per essere utilizzata per la medesima lavorazione utilizzando il Carro croce…
Quello che si vede nell’immagine che segue è un bulino ricavato da una barretta quadra da 1,8 mm di lato in Carburo di Tungsteno realizzato con dischetto diamantato
e questa è la finitura che si riesce ad ottenere lavorando acciaio legato e quindi particolarmente duro utilizzando la finitura ottenuta esclusivamente con l’uso della mola diamantata e visibile nell’immagine sopra.
Per quanto riguarda altri argomenti correlati come ad esempio la finitura superficiale dei perni, etc, potete consultare le altre schede tecniche presenti nel nostro sito.